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Gold Washing e lo spazio silenzioso tra le cose di Matilde della Porta

show-hub-milano ospita dal 24 maggio al 30 giugno 2022 una giovane artista, Matilde della Porta, che si caratterizza per un segno grafico che esplora le problematiche e le sensibilità della sua età, che eredita situazioni sociali, economiche, ed ambientali lasciate aperte e irrisolte dalle generazioni precedenti.

Anche la condizione femminile resta centrale nelle varie culture, e si esaspera nelle differenze delle sensibilità legate alla percezione diversa del corpo della donna. Corpo sul quale si giocano anche i meccanismi di rappresentazione di dominio sociale e politico.

Questo è in sintesi il messaggio e la provocazione artistica dell'esposizione Gold Washing e lo spazio silenzioso tra le cose.

Tatuaggio e ispirazione

Matilde della Porta aka Jubia aka Hasy Erst sono le manifestazioni di una ricerca espressiva, in continua e a volte dolorosa evoluzione. 

Dopo avere ottenuto una laurea in lingue e culture orientali, ho deciso di seguire la strada che mi aveva da sempre chiamata e spaventata, dedicandomi allo studio dell’incisione artistica, della pittura e del tatuaggio. 

Dopo anni di viaggi e ricerche di un filo conduttore del reale, nei luoghi più ameni e inaspettati, sono tornata nella mia città natale per ricongiungere le trame.

L’interazione tra psiche e manifestazioni fisiche, quali modificazioni corporali, tatuaggi e rituali “dolorosi”, sono pratiche che concedono la possibilità di indagare il nesso esistente tra i molteplici aspetti di ciò che volgarmente definiamo “io”, per ricomporlo in un’identità libera dai luoghi comuni e veramente nostra, nella quale il corpo si fa anch’esso vessillo e strumento di esistenza del sé. 

Tatuare significa per me fare da tramite tra queste dimensioni, creando uno spazio di auto indagine per la persona che sto tatuando. 

Parallelamente, il disegno è la possibilità di rappresentare, mostrare e cercare di afferrare la realtà spesso stridente che mi circonda. Un atto poietico, una sintesi delle sfaccettature apparentemente disconnesse dell’esperibile, incurante e altrimenti alieno. 

Al contrario di Freud, che voleva curare il singolo perché si adattasse alla società, credo che sia indispensabile esporre le assurdità che ci circondano per renderci conto della vera origine delle nostre “malattie”, che è da cercare nella compromissione dell’etica alla quale tutt* dobbiamo sottostare per (soprav)vivere.

Matilde della Porta: biografia

Matilde della Porta è nata a Roma nel 1989, nel 2014 ha conseguito la laurea in lingue e culture orientali all’università di Roma La Sapienza, ha studiato lingua giapponese e culture e religioni orientali, viaggiando alcune volte in Giappone. Finito il percorso universitario si è iscritta alla Accademia di Belle Arti di Roma, prendendo contemporaneamente lezioni private di pittura con il professor Andrea Volo. 

Dopo un breve periodo in uno studio di tatuaggi a Roma, si è trasferita a Berlino, dove per due anni ha lavorato al Rusty Pig Foot Tattoo Studio.

Nel contempo, e per quattro anni, ha fatto parte di un collettivo artistico, lo Zuhause E.v., all’interno del quale ha avuto modo di sperimentare con materiali nuovi, come il ferro e il legno. 

Negli anni in Germania ha avuto modo di lavorare nei campi più disparati: ha fatto trasporti per il cinema, sicurezza nei locali, lavorato in cantieri e imparato le basi della saldatura del ferro e della falegnameria. 

Ha partecipato e ideato festival e performances, alcuni insieme al collettivo FemmeFraktale, con base a Berlino. Nel 2018 ha preso parte come performer al festival HealHer, che si è tenuto a Città del Messico. 

Nel 2020 si è trasferita in Costa del Sol, in Andalusia. Qui ha presentato una mostra personale a Malaga, grazie al sostegno dei curatori della galleria d’arte “La casa Amarilla”.

Da agosto 2021 è tornata nella sua città natale, dove ha preso parte all’associazione Officine Zero, collettivo dedicato all’artigianato e all’economia circolare, nella cui sede ha il proprio studio artistico. 

Al momento si divide tra il lavoro in una casa rifugio per donne vittime di violenza, la creazione artistica nel suo studio e le iniziative culturali dell’associazione. 

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